Libri. Se animalismo e veganesimo diventano una religione
Il saggio di Juan Pascual “Perché essere onnivori” svela i limiti del 'nuovo credo'
Un saggio davvero multidisciplinare, di grande interesse e di facile comprensione anche da parte di un pubblico di non addetti ai lavori. Il libro di Juan Pascual “Perché essere onnivori. Per la vostra salute e per quella del pianeta” (Edizioni Lswr, 2024, pp. 208) è stato recentemente pubblicato in edizione italiana (l’originale spagnolo era uscito nel 2022) ed è stato presentato a Roma la scorsa settimana (leggi notizia EFA News).
Pascual, 57 anni, veterinario, originario di Barcellona, è autore di numerosi testi di divulgazione, in bilico tra scienze naturali e scienze sociali. In “Perché essere onnivori”, l’autore introduce a un approccio etico-antropologico, analizzando i fenomeni alla base del veganesimo, inquadrato non come una semplice tendenza alimentare e neanche come un’ideologia ma come una vera e propria "religione".
Vengono così enumerate tutte argomentazioni usate dagli animalisti, che lo studioso spagnolo puntualmente confuta, richiamando l’attenzione, per converso, sugli interessi economici di un movimento molto abile a camuffarsi dietro all’etica e a presunte ragioni ideali (in questo caso, il rispetto della dignità animale).
Smascherando gli estremismi e le contraddizioni del veganesimo, Pascual mette a fuoco, specularmente, tutte le buone ragioni – suffragate da dati statistici rigorosi – per essere “onnivori”, ovvero per portare avanti un regime alimentare equilibrato, in cui la componente della carne e quella dei vegetali hanno il loro ruolo e il loro peso e in cui ogni consumo va ponderato e mai criminalizzato.
Tra i tanti risvolti del fenomeno evidenziati dall’autore, vale la pena citarne uno in particolare: essere vegetariani o vegani non è confortevole, né conveniente. Secondo un’indagine menzionata nel libro, infatti, “l’84% delle persone che abbracciano il vegetarianesimo (o stile di vita vegetariano, come alcuni preferiscono definirlo), lo abbandona. Le ragioni sono varie”, scrive Pascual, “dalla difficoltà di attuazione della dieta, al deterioramento della salute, che è il motivo dichiarato più frequentemente”.
Sia che lo si faccia per ragioni “animaliste”, sia che lo faccia per limitare le emissioni, mettere al bando gli allevamenti, argomenta Pascual, sarebbe dannoso sia per l’uomo, sia per l’ecosistema. Gli animali, infatti, “trasformano ciò che noi non siamo in grado di trasformare: scarti e vegetali animali che non hanno alcun valore per noi ma che loro convertono in proteine di alto valore biologico”.
Nel caso dei bovini o degli ovini, tali avanzi, che l’essere umano è incapace di digerire, vengono trasformati “in carne o latte o lana, che sono di grande utilità per la comunità”. Per non parlare della “farmacopea animale”, per cui centinaia di milioni di vite in più andrebbero perse ogni anno, se si rinunciasse alle cure ricavabili dalla sperimentazione sugli animali. Senza mai trascurare il fatto che “la vita di un essere umano ha sempre più valore di quella di un animale”.
EFA News - European Food Agency