Cantine Toso punta sul Natale e sui mercati orientali
Intervista con Gianfranco Toso, 4a generazione dell'azienda di spumanti/Gallery
È una tra le più grandi cantine private piemontesi con un fatturato di circa 40 milioni di Euro, tra i principali produttori di Moscato e Asti, sinonimo di brindisi made in Italy durante le feste. Parliamo di Cantine Toso storica azienda la cui storia di famiglia s'intreccia da oltre 100 anni e da quattro generazioni alla tradizione piemontese del vino. La Cantina sorge a Cossano Belbo, in provincia di Cuneo, ai piedi delle Langhe: nata nel 1919, l'azienda si è sviluppata molto negli ultimi anni tanto da assicurare un 65% del fatturato all'estero e un 35% sul mercato nazionale.
L’attaccamento della famiglia Toso al Moscato è rimasto vivo nel tempo e ancora oggi si esprime nella costante attenzione che l’azienda dedica alle opportunità produttive di questo particolare vitigno, privilegiando in primis il Moscato d’Asti e l’Asti Spumante. Bollicine doc che, come sappiamo dai dati di Unione italiana vini, si apprestano quest'anno a superare la quota record di 1 miliardo di bottiglie prodotte e commercializzate: di queste, 355 milioni (+7%) saranno stappate tra Natale e Capodanno in Italia e nel mondo (leggi EFA News). Tra Natale e Capodanno i consumi di spumanti tricolori si concentreranno soprattutto all’estero con 251 milioni di bottiglie stappate (+9% sul 2023) e 104 milioni in Italia (+2%). In sensibile calo invece il mercato dello champagne, che chiuderà a -8% (5,1 milioni). A dominare il mercato sono gli spumanti a denominazione di origine controllata (Doc) e garantita (Docg), che rappresentano circa l’80% dell’imbottigliato. Niente di meglio per un'azienda come Casa Toso: come dice il patron Gianfranco Toso, amministratore delegato e 4a generazione dell'azienda di famiglia. "lo spumante Asti ha un mercato forte legato a Natale e al dolce: si vende in un periodo molto ristretto dell'anno, in tutto il mondo è così anche se una volta era così solo Italia. Oggi, un po' dappertutto, l'Asti si vende sempre bene ma in un momento particolare come i mesi di novembre e dicembre".
2024, l'anno delle bollicine
Le aziende agricole di proprietà della famiglia Toso (30 ettari totali) e le vigne dei 130 viticoltori conferenti ogni anno, dopo la vendemmia, portano le loro uve nella cantina Toso di Cossano Belbo. Da qui, da questo osservatorio privilegiato arriva la conferma che quello di quest'anno potrebbe essere, anche per il suo vino dalle bollicine, un Natale sottotono. "Perché -spiega Toso- gli stipendi sono quelli che sono. E perché noi cantine abbiamo subito aumenti nel vetro e nelle materie prime tra il 2020-2022, aumenti importanti, anche dovuti a condizioni climatiche avverse che si sono abbattute su uve e vini e che anche quest'anno si sono mantenute difficili, tanto che molte regioni italiane non hanno prodotto a sufficienza. Ecco -prosegue Toso- tutti questi aumenti si ripercuotono sul consumatore e prima che siano assorbiti ci vorrà un po' di tempo".
Intanto Cantine Toso fa due conti e anticipa che come vendite "saremo più o meno come l'anno scorso: torniamo alla normalità, con un 4%-5% in meno rispetto al 2023 ma qualcosa in più rispetto al 2022", con un fatturato che potrebbe aggirarsi su 40-41 milioni di Euro, forse 44 se tutto fila per il verso giusto anche in queste vacanze natalizie: qualcosa in meno, rispetto al 2023 quando il giro d'affari si è chiuso a 45 milioni (leggi EFA News). L'azienda produce vini vermouth e spumanti, con un 50% su vini frizzanti e vini spumanti e l'altro 50% tra vermouth e aromatizzati, sforna ogni anno 25 milioni di bottiglie con un export a oltre 10 milioni di bottiglie.
Export, i problemi dell'Est Europa
L'export rimane uno "zoccolo duro", anche se ha bisogno di una diversificazione geografica. Paesi come la Russia e l'Ucraina, per esempio, sono quasi spariti dale mappe della Cantina: su 30 milioni di bottiglie prodotte, Toso ne esportava circa 1 milione in Russia e 5 milioni in Ucraina, mercato su cui la cantina si stava sempre più radicando e che la guerra ha messo in stand by. . L’export nell’Europa dell’Est (Russia, Ucraina e Paesi limitrofi) valeva il 20% del totale delle esportazioni.
"Oggi continuiamo a esportare in tutta Europa -spiega Toso-. Francia, Belgio, Spagna, in Nord Europa, Norvegia, soprattutto. L'Ucraina era un mercato forte per noi fino a poco tempo fa poi, con la guerra, l'export si è praticamente dimezzato, tra penuria di consumi e questione economica, con 10 milioni di ucraini che sono fuori dal paese e un mercato che ormai non c'è più neanche per la semplice distribuzione". La Russia? "Lì si potrebbe esportare, perché il vino non ha embargo all'entrata, ma i problemi sono i pagamenti, insieme ai trasporti: tutte questioni pratiche -dice Toso-. All'ultimo, poi, sono aumentate le tassazioni, il rublo si è svalutato molto: anche vendendo allo stesso prezzo di prima, il consumatore ci bada di più a spendere e di conseguenza le vendite calano, tanto che nella parte finale dell'anno il mercato russo si è quasi azzerato".
Gli altri mercati (sempre a Est)
Non è un caso che una cantina come quella di Cassano Belbo abbia deciso di recente di allargare gli orizzonti. "Ci siamo allargati da quando abbiamo avuto necessità di trovare mercati alternativi -spiega il manager-: oggi esportiamo in Georgia, Uzbekistan, Kazakhstan. Sono repubbliche che mostrano piccoli mercati che, però, tengono bene: per il momento siamo in totale a un fatturato del 2%-3% forse del 5%. Ma sono paesi in crescita, sono zone dove la ristorazione italiana e l'abitudine al consumo di prodotti italiani stanno arrivando adeso. Quindi, per noi, è utile investire anche in questi mercati". Eppure le difficoltà restano. Il Kazakistan, che per Toso è il 3° mercato strategico, non è direttamente coinvolto nel conflitto ma ci sono grosse complicazioni di natura logistica: per poter arrivare in Kazakistan si dovrebbe attraversare Ucraina e Russia (sia muovendosi su strada che su rotaia) e, ora che ciò è impossibile, i trasportatori devono compiere viaggi molto più lunghi evitando i Paesi coinvolti nel conflitto; inoltre, le temperature rigide rendono i traffici su strada più difficili nella stagione fredda.
Espansione a Oriente
Ecco, allora, che la cantina sta esplorando da tempo anche altri mercati. "Sono quelli dell'Asia, come la Corea e il Giappone -sottolinea Toso-. Li frequentiamo da anni perché sono mercati dove la cultura europea e, soprattutto quella italiana sul food, è radicata: ci sono tanti ristoranti italiani e si vende bene il prodotto Italia, compresi i vini". Tra i nuovi mercati, prosegue il manager, "annoveriamo Singapore, la Thailandia, il Vietnam: mercati ancora piccoli perché abbiamo iniziato poco tempo fa a esportare ma sono mercati interessanti su cui punteremo". lnfine, India e Cina. "L'interesse c'è -dice Toso-. Sono due giganti e sarebbe auspicabile lavorare là. In Cina, a dire il vero, facciamo qualcosa ma veramente poco, intorno all'1% del fatturato".
Il re degli spumanti...
Oggi Cantine Toso è un interprete fondamentale degli spumanti, con una gamma ampia che sa rispondere alle esigenze di gusto del consumatore moderno: dal più classico dei dolci, l’Asti Docg, al nuovissimo Asti Secco Docg di cui è presente anche la versione senza solfiti (Sarunè); il Pinot Chardonnay, il Moscato Spumante e il Brachetto d’Acqui Docg. Note intriganti vengono anche dai vini frizzanti di Casa Toso, in particolare i sei prodotti “Fiocco di Vite”, una linea che interpreta in chiave moderna un’impostazione produttiva di lunga tradizione. Quattro vini sono piemontesi (Moscato d’Asti Docg, Brachetto d’Acqui Docg, Piemonte Doc Bianco e Piemonte Doc Barbera), altri due giungono da altre terre di collina, l’Oltrepò Pavese con la Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc e le colline venete e friulane con il Prosecco Doc. Grazie ancora alla sua strategica collocazione territoriale, Casa Toso completa la sua gamma con una meditata selezione di vini a denominazione, tra i quali primeggiano la Barbera d’Asti Docg, il Dolcetto d’Alba Docg, il Piemonte Doc Cortese, il Langhe Doc Arneis, il Nebbiolo d’Alba Doc, il Barolo Docg e il Barbaresco Docg.
...ha un futuro nel vermouth
A questi si aggiungono i Vermouth Superiore di Torino Gamondi, il liquore Toccasana di Teodoro Negro l’originale liquore delle Langhe prodotto con ben 37 diverse erbe e Vinchef, l’originale insaporitore gastronomico a base di vini bianchi impreziositi dall’infusione di numerose erbe aromatiche, creato per l’uso in cucina. E poi c'è il Vermouth Gamondi, storico e prestigioso marchio che grazie a Toso diventa moderno paladino della tradizione più autentica del Vermouth di Torino, fedele alla ricetta tradizionale dell’ottocento che lo hanno reso l'aperitivo tradizionale del Piemonte: un mélange di vini 100% piemontesi, con il 51% di Moscato d’Asti Docg, assenzio piemontese infuso nel vino Cortese, scorze fresche di arance amare liguri, vaniglia del Madagascar, zafferano, mirra e sandalo rosso.
Torna il marchio Gamondi
Un progetto su cui Casa Toso punta parecchio per il 2025. "Stiamo sviluppando -spiega- il progetto degli aperitivi e intendiamo consolidare il marchio Gamondi". Una linea di apertivi che parte da un vecchio brand di Acqui Terme, precisamente da Strada della Maggiora dove nasce Carlo Gamondi nel 1868 e dove rileverà la drogheria in cui realizzerà, 22 anni dopo, il vermouth. "Abbiamo acquisito il marchio che produceva spirits amari, vermouth: lo abbiamo ripreso perché l'amaro si vende bene. Da lì, abbiamo ricostruito tutte le ricette di Casa Gamondi, prodotti interessanti che abbiamo riproposto al mercato e che stanno andando bene. Il progetto è consolidare il marchio e distribuirlo nei bar a livello nazionale ed europeo. Lo abbiamo già proposto a tutta Europa e in Gran Bretagna è già partita la distribuzione. Ora vediamo la Germania. Perché -conclude Toso- sull'aperitivo 'ci sentono' in tutta Europa. Anche i francesi, che se non hanno l'aperitivo non vanno a casa a cenare".
EFA News - European Food Agency