Zootecnia. I rischi dello smantellamento degli allevamenti
Spangaro (Carni sostenibili): "Per la sicurezza alimentare e sociale, evitare la crisi del settore come l’automotive"
“Ridurre l’allevamento e le attività ad esso collegate sarebbe un grave rischio per la nostra sicurezza alimentare e sociale, evitiamo di mettere in crisi il nostro settore zootecnico come l’automotive” così Michele Spangaro intervenuto a Bruxelles all’annual meeting di Connact in rappresentanza di Carni Sostenibili, l’organizzazione no profit che riunisce le associazioni dei produttori di carni e salumi in Italia (Assica, Assocarni e UnaItalia).
Nell'occasione del focus sull'agroalimentare, nell'ambito di Connact 2025, la piattaforma di eventi che fa incontrare il settore privato con le istituzioni, è stato ricordato che nel mondo oltre 1,3 miliardi di persone abbiano la loro principale fonte di sostentamento e reddito nell’allevamento del bestiame e, secondo le ultime stime FAO, la domanda di proteine animali crescerà del 21% entro il 2050, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Oggi in Europa il settore agricolo vale 537,1 miliardi di euro, di cui circa il 40% proviene dall’allevamento e dai prodotti di origine animale (214,3 miliardi di euro). Inoltre, il settore zootecnico dà lavoro a 4 milioni di persone.
Intervenendo al meeting, Spangaro ha detto “smantellare il nostro sistema agroalimentare per assecondare ideologie senza alcun fondamento scientifico rischia di mettere l’Europa in una condizione di dipendenza da Paesi Terzi, che operano con standard di sicurezza e ambientali non comparabili ai nostri”.
Dal 1990 ad oggi, infatti, il sistema zootecnico italiano ha registrato una progressiva diminuzione delle emissioni e nel mondo negli ultimi 30 anni il comparto agricolo ha sfamato quasi 2,5 miliardi di persone in più riducendo le emissioni pro-capite di circa il 20%. “Non è un caso infatti - ha spiegato Spangaro - che gran parte del mondo scientifico ha spontaneamente reagito dimostrando, attraverso le più recenti ricerche tecnico- scientifiche, che la produzione e il consumo di prodotti di origine animale possono essere sostenibili, sia per la salute che per l’ambiente”.
“Purtroppo- ha proseguito Spangaro- stiamo assistendo a politiche commerciali travestite da nutrizionali, per creare una Dieta Universale. Che parrebbe anche essere una soluzione efficace ma di fatto minaccia la libertà di scelta e promuove un’uniformità dei consumi. Si potrebbe definire come l’«iPhonizzazione» della nutrizione: creare cibi uguali per tutti a tutte le latitudini, in un sistema di produzione centralizzato che limita la diversità e inibisce l’innovazione. La Dieta Universale – ha concluso Spangaro - benché attraente per alcune grandi aziende, costituisce una seria minaccia perché di fatto distrugge tutte le diete tradizionali che rappresentano il patrimonio eno-gastronomico di ogni Paese, come ad esempio la Dieta Mediterranea, ma si possono fare tanti altri esempi”.
EFA News - European Food Agency