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CLARA MOSCHINI

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I dazi di Trump alimentano l'inflazione alimentare Usa?

In vigore dal week-end, le nuove tariffe scuotono le Borse...

...Ma potrebbero ritorcersi contro i consumatori americani sui beni di prima necessità

Giornata di passione per le borse mondiali, più o meno tutte in ansia per i dazi a lungo minacciati dal presidente Usa Donald Trump ed entrati ufficialmente in vigore sabato scorso, 1° febbraio. Il presidente Trump infatti ha dato ufficialmente il via alle nuove tariffe firmando l'ordine esecutivo per imporre gabelle del 25% sui prodotti importati da Messico e Canada e dazi aggiuntivi del 10% sui prodotti importati dalla Cina se non blocca il commercio del Fentanyl in Usa. Anche l'Ue è nel mirino, quasi "in standby" per tariffe di cui non si sa ancora l'esatta entità né l'eventuale applicazione.

Fatto sta che in Borsa l'effetto tariffe si è fatto sentire pesantemente, già questa mattina: il Ftse Mib italiano ha aperto in calo dell'1,2%, il Dax tedesco a -1,7%, il Cac40 francese a -1,5%, lo Smi svizzero d -0,8%. Male anche il Dow Jones a Wall Street (-1,2%) e il Nasdaq sempre negli Usa (-1,7%). Peggio ancora il Nikkei che, in base al fuso orario ha chiuso questa mattina alle 8.45 (ora italiana) a Tokyo perdendo un pesante -2,6, mentre resta abbastanza imperturbabile l'Hang Seng di Hong Kong (-0,04%). 

La vendetta di Trump

Tornando alla questione dazi, Trump ritiene che i primi colpi siano stati sparati molto tempo fa, quando il Messico e il Canada non hanno dato un giro di vite all'immigrazione e hanno permesso il passaggio del Fentanyl attraverso i loro confini, oltre a “fregare” gli Stati Uniti con deficit commerciali e a limitare il flusso di prodotti americani nei loro Paesi. Il neo presidente sostiene inoltre che sebbene le due nazioni pensino di avere il coltello dalla parte del manico in qualsiasi trattativa, gli Stati Uniti hanno tutte le risorse di cui hanno bisogno, come “energia illimitata” e “più legname di quanto potremo mai usare”. L'obiettivo finale delle tariffe, sottolinea Trump riportato dalle agenzie internazionali, è che le aziende producano i loro “prodotti negli Stati Uniti” e il ritorno di un modello di entrate federali basato sulle tariffe, che “non sarebbe mai dovuto finire, a favore del sistema di imposte sul reddito, nel 1913”.

“Ci sarà un po' di dolore? Sì, forse sì e forse no - ha scritto Trump sul Truth Social nel fine settimana-. Ma renderemo l'America di nuovo grande. E tutto questo varrà il prezzo che dovrà essere pagato. Siamo un paese che ora viene gestito con buon senso. E i risultati saranno spettacolari!!!" (con tre punti esclamativi).

Lacrime e sangue anche in Usa

Eppure, come mettono in risalto gli esperti internazionali, i dazi possono significare lacrime e sangue per gli stessi americani: possono voler dire infatti costi più alti per le importazioni necessarie, con il rischio di prezzi elevati per i consumatori americani. Ma i dazi, dicono gli esperti, potrebbero anche essere evitati dai paesi che li subiscono, di fatto rendendo vane le minacce del presidente Usa. Come? Facendo trasportare le merci attraverso Paesi terzi o creando catene di approvvigionamento alternative, come è successo in Vietnam dopo l'imposizione dei dazi cinesi nel 2018. Il protezionismo e la limitazione della concorrenza estera implicano anche un maggiore coinvolgimento del governo per garantire una concorrenza interna sufficiente a prevenire comportamenti aziendali compiacenti o pratiche monopolistiche. 

Canada e Messico, parte la "contraerea" 

Detto questo, le minacce e, a questo punto, le volontà di Trump di imporre questi benedetti (o maledetti, meglio) dazi hanno scatenato un crollo dei mercati globali. Anche perché come dicevamo gli attuali "obiettivi" del presidente Usa stanno preparando le loro difese. Il Canada per esempio ha messo in piedi una risposta alla crisi pari a quella messa in atto contro la pandemia di covid. Il premier Justin Trudeau ha annunciato misure di ritorsione del 25% sui beni statunitensi per un valore di oltre 100 miliardi di dollari, mentre la presidente messicana Claudia Sheinbaum ha detto che elaborerà un “piano B” per proteggere il Paese, una reazione "proporzionata" all'attacco. La reazione della Cina è stata più blanda: Pechino giura di mettere mano a “contromisure corrispondenti” senza approfondire più di tanto mentre il ministero del Commercio cinese, in queste ore ha dichiarato che presenterà una causa contro il presidente degli Stati Uniti presso l'Organizzazione mondiale del commercio. 

Dazi, tremanmo i consumatori Usa

I dazi su Canada e Messico sono destinati a schiacciare i consumatori americani, con un aumento dei prezzi di verdure, carburante, automobili e alcolici. Goldman Sachs ha avvertito che le azioni statunitensi potrebbero scendere del 5% nel breve termine, poiché i dazi ridurranno le previsioni sugli utili. E, per quanto riguarda l'economia canadese, c'è il rischio concreto di una recessione.

A rischio anche la logistica

E non è tutto, perché anche il mercato della logistica si prepara a vivere tempi sempre più duri. Trump infatti ha promesso che attuerà il passaggio gratuito delle navi da guerra statunitensi attraverso il Canale di Panama e ha dichiarato che si ritirerà dal programma di prestiti Belt and Road, firmato dalla Cina, dopo che il segretario di Stato Marco Rubio ha criticato il governo di José Raul Mulino, presidente di Panama. In questo caso, un possibile blocco del canale (o un intasamento da collo di bottiglia ancora più duro di quello attualmente in corso) metterebbero a soqquadro i già delicati equilibri della supply chain mondiale. 

Fc - 47623

EFA News - European Food Agency
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