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CLARA MOSCHINI

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Uva da tavola: avanza il comparto "seedless"

L'analisi del settore presentata da Cut e Cso all'ultima edizione di Fruit Logistica a Berlino

Il sistema dell’uva da tavola è per produzione, export ed innovazione secondo solo alla mela nel settore ortofrutticolo italiano, anzi con la mela “se la gioca”. Lo ha detto Massimiliano Del Core, presidente della Commissione Italiana Uva da Tavola, Cut, alla presentazione dei risultati dei dati catastali aggiornati al 2024 da Cso Italy. Un lavoro straordinariamente dettagliato ed utile, frutto della collaborazione tra Cut e Cso Italy, portato avanti in particolare dalla direttrice del Centro Servizi Ortofrutticoli Elisa Macchi, che a Berlino, nell’ambito delle numerose iniziative promosse nello spazio Eventi della collettiva Italy nell’ambito di Fruit Logistica 2025, ha illustrato in anteprima assoluta, sulla base di un campione rappresentativo del 20% della produzione nazionale totale di uva da tavola, i dati sull’evoluzione di un settore determinante per il successo del made in Italy ortofrutticolo.

I risultati dell’analisi sono presto detti: in un solo anno, tra il 2022 e il 2023, è stato confermato il trend del calo dell’uva da tavola a buccia bianca (ha perso l’1%, scendendo dal 71,9% al 70,9%), mentre l’uva rossa mantiene le posizioni (è al 22%) e la nera cresce, toccando il 7% (prende l’1% perso dalla bianca). Piccoli movimenti ma che confermano una tendenza utile agli operatori. Decisamente più marcata la differenza nel rapporto tra uva senza semi e uva con semi. Nel 2022 Cso Italy aveva rilevato un rapporto del 53% della seedless a fronte di un 47% dell’uva con semi, nel 2023 la senza semi ha preso ulteriormente e in misura sempre più netta il sopravvento, passando al 58% (+5%) contro il 42% delle uve tradizionali con semi. Ciò non toglie che Italia e Vittoria siano a tutt’oggi le varietà più coltivate nel nostro Paese, ma la tendenza al cambiamento è un indicatore molto significativo, come del resto quello, sempre emerso nel rapporto di Cso Italy sul 2024, della crescita delle varietà precoci e, in misura minore, delle tardive, all’insegna di un progressivo allargamento del calendario di raccolta.

Interessante anche il raffronto tra la prima e la seconda regione produttrice, la Puglia e la Sicilia, che analizza in modo dettagliato le differenze tra le due realtà. In sintesi, il cambio di passo verso le nuove varietà è decisamente più rapido in Puglia, ma anche la Sicilia si sta mettendo al passo con le tendenze attuali del consumo sul mercato interno ed europeo. Nel 2023 in Puglia le uve senza semi rappresentano il 64,7% mentre in Sicilia solo il 14,5%, ma questo grande scostamento non è per forza di cose un fatto negativo per il sistema nazionale dell’uva da tavola perché, come ha puntualizzato Del Core, in questo modo le due regioni e dunque il nostro Paese possono servire mercati diversi.

Lo stesso presidente della Cut ha ricordato le date della seconda edizione della Luv, la Fiera dell’Uva da Tavola, che si svolgerà a Bari dal 20 al 22 ottobre 2026. La prima edizione ha registrato un buon successo, per la soddisfazione di una Commissione Uva da Tavola che intende essere attiva, da una parte nel fornire gli indicatori aggiornati sul comparto a disposizione degli operatori, ciò grazie alla collaborazione avviata con Cso Italy, e dall’altra sulla promozione del prodotto attraverso iniziative come appunto la Luv.

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EFA News - European Food Agency
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