Commercio estero/2. Assoconsumatori preoccupate per i dazi
Il settore più colpito dalle tariffe sarebbe quello dei macchinari, al secondo posto i prodotti alimentari e bevande
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"I dazi degli Stati Uniti contro l'Europa sarebbero una vera iattura per l'Italia". Lo afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori commentando i dati Istat pubblicati oggi sul commercio estero nel periodo gennaio-dicembre 2024 (leggi notizia EFA News). Secondo l'istituto di statistica, gli Stati Uniti si confermano il primo partner commerciale dell'Italia, con un saldo commerciale pari a +38,870 miliardi di Euro che, seppur in riduzione rispetto al 2023 (quando era +41,930 miliardi di Euro), doppia quello con il Regno Unito, al secondo posto con 19,366 miliardi di Euro. Al terzo posto la Francia con 16,582 miliardi di Euro.
"Analizzando i prodotti delle attività manifatturiere, ossia le voci che registrano un saldo commerciale positivo con gli Stati Uniti -sottolinea Dona-, il settore più colpito dai dazi sarebbe quello dei macchinari e apparecchi non classificati altrove con 10,756 miliardi di Euro, al secondo posto i prodotti alimentari e bevande, con ben 7,244 miliardi, al terzo i mezzi di trasporto con 6,146 miliardi. Appena fuori dal podio, i prodotti tessili e dell'abbigliamento con 5,286 miliardi"
"I dazi -prosegue il presidente di Unione nazionale consumatori- non fanno bene a nessun Paese, nemmeno agli Stati Uniti, dato che non restano mai senza una controrisposta. Insomma, non ci sono mai vincitori. Innescano solo una guerra commerciale dalle quale a uscire sempre perdenti sono i consumatori che finiscono per pagare prezzi maggiorati, che innescano l'inflazione, determinano una riduzione del loro potere d'acquisto, con danni sui consumi e conseguentemente sul pil e sull'occupazione".
Coldiretti, sottolinea come l’export agroalimentare cresca in controtendenza e nel 2024 faccia segnare il record di sempre, con un aumento dell’8% in valore rispetto al 2023, a fronte della lieve flessione generale (-0,4%). Le esportazioni agroalimentari hanno chiuso l’anno a quota 69,1 miliardi di Euro, con la bilancia commerciale che è tornata con il prodotto più esportato, risultato il vino davanti all’ortofrutta trasformata, ai formaggi, alla pasta e altri derivati dai cereali, alla frutta e verdura fresche, ai salumi e all'olio d’oliva. "Un primato messo a rischio -denuncia Coldiretti- dalla follia tutta ideologica della Commissione Ue di voler mettere etichette allarmistiche sulle bottiglie", tendenza stigmatizzata anche dal ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (leggi notizia EFA News).
La Germania resta il principale sbocco dei prodotti agroalimentari italiani, con 10,6 miliardi (+6%), mentre gli Usa sono il primo mercato per un valore di 7,8 miliardi, in crescita del 17% rispetto all’anno precedente. Seguono Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Spagna. "Il successo dell’export agroalimentare -sottolinea Coldiretti- è il frutto del lavoro di una filiera Made in Italy che dal campo alla tavola vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740 mila aziende agricole e 70 mila industrie alimentari. Un patrimonio dell’economia nazionale che ha tutte le carte in regola per raggiungere l’obiettivo di portare il valore annuale dell’export agroalimentare a 100 miliardi nel 2030".
EFA News - European Food Agency