Enea presenta Carlotta award e i nuovi biofertilizzanti
Fino al 30 aprile candidature aperte per il premio alle ricercatrici under40

Ad Ecomed, il progetto di concimi da rifiuti alimentari e ceneri vulcaniche
Si può presentare fino al prossimo 30 aprile la candidatura al Carlotta Award 2025, la 3a edizione del premio riservato alle ricercatrici under 40 impegnate nel miglioramento genetico del grano e di altri cereali. Organizzato da Enea, insieme a Metrofood-IT e Accademia Nazionale delle Scienze il premio, ispirato alla figura di Carlotta Parisani Strampelli, moglie e collaboratrice del grande genetista italiano Nazzareno Strampelli, vuole conferire il giusto riconoscimento al ruolo femminile nel campo della ricerca, inviando un messaggio positivo alle giovani ricercatrici dedicate al miglioramento genetico del grano e di altri cereali.
Oggi, infatti, sottolinea il comunicato ufficiale, "a causa dei cambiamenti climatici e della produzione globale insufficiente, la ricerca si sta sempre di più concentrando nella selezione di cereali resistenti alla siccità, alle malattie e altamente produttivi in grado di soddisfare le richieste mondiali".
Il premio si svolgerà nel quadro della conferenza internazionale "From seed to pasta-V" (FSTP-5) a Bari, in Italia, dal 24 al 27 settembre 2025, e sarà incentrato sui seguenti temi:
- genetica, genomica e selezione del grano (sessioni 2,3,4 e 5);
- produzione sostenibile di grano, qualità e sicurezza degli alimenti, catena del valore del grano duro-pasta (sessioni 1, 6 e 8)
Intanto, Enea annuncia la partecipazione al progetto europeo Landfeed dalla tribuna di EcoMed, la manifestazione di riferimento per la Sicilia e il Mediterraneo nel campo delle tecnologie ambientali e dei sistemi energetici in corso di svolgimento (fino a domani) a Catania. Il progetto ha come obiettivo la realizzazione di nuovi biofertilizzanti utilizzando rifiuti urbani, scarti agroalimentari e ceneri vulcaniche. Nell'ambito del progetto europeo Enea svilupperà una piattaforma web di simbiosi industriale che servirà a semplificare la gestione dei diversi residui e a favorirne l’utilizzo nella produzione di biofertilizzanti.
Il progetto prevede cinque casi studio europei che si differenziano tra loro per tipologia e trattamento di rifiuti organici utilizzati. Il progetto pilota italiano verrà condotto in Sicilia dall’Università degli Studi di Catania, in collaborazione con Enea, e si concentrerà su un mix di rifiuti che comprendono fanghi provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue (industriali e non) e dagli allevamenti di pesci d’acqua dolce, residui provenienti dalla coltivazione di microalghe e il digestato ottenuto dai residui agricoli. A questi si aggiungeranno i sottoprodotti industriali della lavorazione delle arance e la cenere vulcanica dell’Etna, un residuo ricco di minerali utili per il suolo.
“Tutti questi residui, seppur di natura diversa, saranno trattati attraverso un processo sostenibile che permetterà di trasformarli in un prodotto utile per l’agricoltura, all’interno di un sistema di simbiosi industriale che ottimizza l’utilizzo delle risorse disponibili, riducendone l’impatto ambientale", spiega la referente Enea del progetto, Antonella Luciano, ricercatrice del Laboratorio Strumenti per la sostenibilità e circolarità di sistemi produttivi e territoriali.
“Il progetto Landfeed -prosegue la ricercatrice- punta a rispondere a questa sfida recuperando nutrienti preziosi dai rifiuti e sottoprodotti agricoli, forestali, industriali e urbani, contribuendo così non solo alla riduzione degli scarti, alla sicurezza alimentare, all’agricoltura sostenibile ma anche alla creazione di un mercato europeo di biofertilizzanti, considerato che gran parte di questi prodotti proviene da importazioni estere. In questo modo saremo in grado di coordinare l’intero processo produttivo, promuovendo la collaborazione e lo scambio di sottoprodotti e scarti tra aziende in un sistema di simbiosi industriale. Inoltre daremo il nostro contributo per implementare un ‘passaporto digitale del prodotto’ per i fertilizzanti biologici, in modo da garantire la tracciabilità lungo l’intera catena di approvvigionamento e produzione, ottimizzando quindi l’uso di diversi residui organici, in base ai principi dell’economia circolare”.
Oltre allo sviluppo di tecnologie innovative per il recupero dei nutrienti destinati alla produzione di fertilizzanti di origine biologica, nell’ambito del progetto verranno sviluppati rivestimenti di nuova generazione a base di chitosano e microalghe, capaci di migliorarne l’efficienza grazie a meccanismi di rilascio controllato dei nutrienti. In questo modo, Landfeed contribuirà a una gestione più efficiente dei concimi, ottimizzando i raccolti, riducendo le emissioni di gas serra, minimizzando l’impatto sulle risorse idriche e favorendo il ripristino della salute del suolo grazie al miglioramento della sua biodiversità. Un obiettivo non da poco visto che in Europa vengono generate ogni anno quasi 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, con conseguenze ambientali, sociali ed economiche rilevanti.
EFA News - European Food Agency