La Barbera si beve i dazi
Parla il presidente del consorzio d'Asti e Monferrato, Vitaliano Maccario

La mission di Vitaliano Maccario, affabile presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, è tutt’altro che semplice. Visto che il suo, di consorzio, raggruppa ben 13 denominazioni (Albugnano DOC, Cortese dell’Alto Monferrato DOC, Barbera d’Asti DOCG, Dolcetto d’Asti DOC, Freisa d’Asti DOC, Grignolino d’Asti, DOC, Loazzolo DOC, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco DOC, Monferrato DOC, Nizza DOCG, Piemonte DOC, Ruché di Castagnole Monferrato DOCG, Terre Alfieri DOCG) e 421 aziende. Distribuite su 9.355 ettari di colline, a cavallo tra le province di Asti e Alessandria, patrimono Unesco dal 2014. Un universo decisamente policentrico, dalle numerose peculiarità e sfaccettature (quasi 60 milioni di bottiglie prodotte) non sempre facile da comunicare a wine lovers e non.
Eppure dal 2019 questi blasonati vini piemontesi (di viti berbexinis c’è già traccia nelle cronache medievali del ‘200) stanno vivendo un grande rilancio, che ha visto il 2024 chiudersi con risultati di rilievo, sia sui mercati nazionali che quelli internazionali. Dato che il Monferrato DOC Nebbiolo ha registrato una crescita dell’11%, superando le 500mila bottiglie, mentre una delle denominazioni più ampie, il Piemonte DOC, è aumentato del 3%, fino a toccare 1 milione di bottiglie in più rispetto all’anno precedente. Da segnalare, nella medesima DOC, la performance stellare del Piemonte DOC Barbera- Nebbiolo (dal doppio vitigno, vera innovazione del disciplinare) che ha registrato addirittura un +359% e superato le 500 mila bottiglie, seguito dal Piemonte DOC Barbera Passito, titolare di un sorprendente +19,36%, con oltre 1 milione e 100 mila bottiglie, e dal Piemonte DOC Barbera, che mantiene una solida posizione, con oltre 16 milioni di bottiglie (+0,4%).
Ottime news anche sul fronte dei bianchi, dove il Piemonte DOC Chardonnay segna un record assoluto, con un aumento del 7,6% e 2 milioni 174 mila bottiglie prodotte, confermando il suo appeal crescente tra i consumatori.
“Sì, la denominazione Piemonte sta andando fortissimo, più delle altre”, spiega Maccario, incontrato a margine del Vinitaly. “Il segreto? Sta molto nel nome Piemonte, che spiega bene cosa si stia bevendo. In generale stiamo recuperando il gap che sin dal 2019 avevamo con la Toscana. I nostri sono vini facili, freschi, dalla bassa gradazione alcolica, adatti ai nuovi mercati giovani: tra i tanti, il Grignolino ad esempio è perfetto per gli aperitivi. Pian piano vogliamo tornare ad essere dei vini ideali per tutti i giorni”.
Grande testimonial del consorzio è la Barbera d’Asti, DOCG best seller da 400 milioni di Euro, i cui 17 milioni di bottiglie prodotte nel 2024 sono andate per il 50% all’estero. “E il 30% di questo export è volato oltreoceano negli USA”, precisa Maccario. “Ma lì, specie in California, la Barbera è molto conosciuta. Gli emigrati piemontesi, una volta stabilitisi, hanno provveduto negli anni a piantarne intere vigne e a coltivarla. Tra l’altro è proprio di questi giorni l’accordo siglato con il monopolio della Pennsylvania (un po’ come quello dei tabacchi da noi, con 600 punti vendita) che prevede incoming e press tour per favorire scambi culturali e commerciali tra le eccellenze del Monferrato e il mercato americano”.
Già, ma come metterla con la querelle dazi, (sì, no, forse) sebbene entrata in fase di prossima negoziazione? “In effetti quello dei tariff è un problema che non ci ha mai particolarmente preoccupato”, continua il presidente. “Gli americani guardano sì al prezzo ma i nostri vini dai prezzi competitivi, fascia largo consumo, non subirebbero aumenti significativi: al massimo una bottiglia potrebbe arrivare a costare 20 dollari”.
Previsto poi per il prossimo novembre ad Asti la seconda edizione del Barbera Wine Festival, tornato a casa dopo molti anni di allestimenti all’estero.
“L’enoturismo sta crescendo ed era doveroso tornare con la manifestazione sul territorio”, conclude Maccario. “Perché a novembre? Perché è la stagione dei tartufi! Ma non solo: tra ravioli al plin, formaggi e stoccafisso l’unico problema che non abbiamo è quello degli abbinamenti”.
EFA News - European Food Agency