Alcolismo: il maggior numero di vittime è tra i giovani
Istituto Superiore di Sanità denuncia il ritardo dell'Italia nel trattamento e nella prevenzione

In occasione dell'Alcohol Prevention Day, l'Istituto Superiore di Sanità ha messo nuovamente in guardia sulle "abitudini rischiose e dannose che hanno fatto breccia e dilagano in milioni di consumatori e in strati sempre più ampi di fasce vulnerabili di popolazione". In altre parole, la piaga dell'alcolismo rimane diffusa nel mondo e, in particolare in Italia, manca una vera cultura della prevenzione. Ad affermarlo, è l’Osservatorio Nazionale Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità (Ona-Iss), che ha rilanciato una serie di dati aggiornati sul fenomeno.
Secondo l’Oms, nel mondo, 2,6 milioni di decessi sono annualmente attribuibili al consumo di alcol, di cui 2 milioni tra gli uomini e 0,6 milioni tra le donne. Le persone di età più giovane (20-39 anni) sono colpite in modo sproporzionato dal consumo di alcol: la percentuale più alta (13%) di decessi attribuibili all’alcol è verificata da anni, costantemente in questa fascia d’età. I più recenti dati disponibili sul consumo globale di alcol mostrano che circa 400 milioni di persone di età pari o superiore a 15 anni soffrono di disturbi legati all’abuso di alcol e circa 209 milioni soffrono di dipendenza da alcol.
Nonostante un costante aumento nel numero di nazioni che sviluppano politiche nazionali sull’alcol, numerose sono le segnalazioni di continue interferenze da parte dell’industria dell’alcol nello sviluppo di queste politiche. "I minori, i giovani, le donne e gli anziani rappresentano i target di popolazione più preoccupanti per consumi a rischio. Lo screening precoce sarebbe determinante come l’intervento breve di counselling motivazionale secondo il modello Ipib promosso dall’Iss e dal Ministero della Salute", commenta Emanuele Scafato, direttore dell’Ona-Iss. "L’accesso al trattamento per le persone con consumo dannoso di alcol e disturbi da uso di alcol (Dua) rimane molto basso con solo 64.856 alcoldipendenti in carico ai servizi del Ssn rispetto ai 780.000 in necessità di trattamento", continua Scafato.
Nel complesso, la percentuale di persone con disturbi da consumo di alcol in contatto con i servizi di trattamento varia da meno dell’1% a non più del 14% in tutti i Paesi in cui questi dati sono disponibili. In Italia solo il 7% dei pazienti in necessità di trattamento è preso in carico dai servizi territoriali. "L’Italia non ha raggiunto gli obiettivi volti a raggiungere una riduzione del consumo pro-capite di alcol, del consumo eccessivo episodico, del consumo dannoso di alcol e della mortalità, target previsti dal Piano d’azione globale sull’alcol dell’Oma, dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) e dal Piano globale di contrasto delle malattie non trasmissibili (NCDs) dell’Oms", conclude Scafato, "il nostro Paese è in ritardo e in controtendenza rispetto ai risultati attesi e con incrementi dei consumi e dei consumatori dannosi con contestuale significativo ricorso a prestazioni sanitarie che non testimoniano la riduzione della morbilità causata dall’uso delle bevande alcoliche e della mortalità prevalente legata principalmente a oltre 10.000 casi di cancro evitabili e causati dal consumo anche moderato di alcol (tra i quali principalmente cancro del seno nelle donne, del colon-retto negli uomini). Per raggiungere obiettivi significativi di salute pubblica sono necessarie un’azione concertata da parte dei Paesi e un’efficace governance globale".
Secondo l'Ona-Iss, "le politiche e gli interventi pubblici volti a prevenire e ridurre i danni correlati all’alcol dovrebbero essere guidati e formulati da interessi di salute pubblica e basati su chiari obiettivi di salute pubblica e sulle migliori prove disponibili".
EFA News - European Food Agency